Francesco, Progetto Itaca Milano
Storie di JOB Stations
Sono Francesco Baglioni e lavoro per Progetto Itaca, associazione per la salute mentale attiva a Milano dal 1999 ed oggi diffusa in Italia con altre 9 sedi regionali. Dal 2005 dirigo Club Itaca Milano, programma per l’autonomia socio lavorativa di persone con disturbi psichici; Club Itaca applica il modello internazionale per la riabilitazione psichiatrica “Clubhouse International”, diffuso in 34 paesi del mondo e con 6 sedi in Italia.
Nel 2011 ho fatto parte del team che ha supportato la Fondazione Italiana Accenture nel lancio del concorso per idee “Give Mind a Chance”, in seguito al quale è stato selezionato e sviluppato il progetto Job Station.
E’ noto che la gamma dei disturbi psichiatrici è molto ampia: si va dai disturbi d’ansia, alle fobie; dai disturbi dell’umore – come la depressione – alle psicosi – come la schizofrenia; dai disturbi della personalità, ai disturbi della condotta alimentare. Le conseguenze che tali disturbi hanno sulla vita delle persone possono variare molto, sia per intensità, sia per durata.
Si arriva a stimare che nel corso della vita una persona su 5 o addirittura su 4 faccia esperienza diretta di un disturbo psichiatrico e che la prevalenza dei disturbi a maggiore impatto sulla vita delle persone si attesti tra l’1,5 e il 2% della popolazione adulta, con esiti di disabilità e quindi di invalidità riconosciuta. Tra le persone con invalidità civile in Italia, circa il 20% è inabile al lavoro, mentre meno del 20% risulta occupato. Tuttavia, la percentuale per le persone con disabilità psichica si dimezza e le quote di occupati sembrano diminuire negli ultimi anni.
Se nel 2012 il 2% delle aziende italiane aveva assunto persone con disabilità psichica, l’anno successivo il dato è sceso allo 0,6. I dati sono preoccupanti se si considera che i disturbi psichiatrici riguardano in particolare persone in età lavorativa – gli esordi si collocano intorno ai 20 – 25 anni- e che il lavoro può essere il più efficace strumento di autonomia e benessere. Normalmente nelle realtà aziendali sembra che la disabilità psichica ed il lavoro siano considerati mondi incompatibili. Secondo uno studio recente dell’Isfol, Il 65% dei datori di lavoro che ha assunto persone con disabilità psichica lo ha fatto per obbligo di legge e il 14% per senso di solidarietà; il 3% del campione dichiara che non assumerebbe mai un paziente psichiatrico. Tuttavia, nel 78% dei casi non c’è stato alcun problema di inserimento e nell’80% dei casi il datore di lavoro si è detto soddisfatto, tanto da assumere altri lavoratori con disabilità.
E’ importante sottolineare che l’inclusione lavorativa di persone con una invalidità di origine psichica è un processo articolato che tocca vari aspetti della vita della persona. Club Itaca si occupa di questo dal 2005, con uno storico di svariate decine di contratti di lavoro promossi. Quando impostiamo un percorso di integrazione lavorativa cerchiamo di focalizzare il lavoro insieme alla persona su 4 punti: la mansione, la motivazione, i valori ed il rapporto con l’ambiente. Le fragilità maggiori ed i pochissimi casi di insuccesso li abbiamo sempre riscontrati in quest’ultimo ambito.
In questo quadro, abbiamo accolto con grande interesse la proposta di sviluppare un progetto pilota e poi un programma stabile fondato sull’elemento del centro per il lavoro a distanza. Un luogo in cui la persona con disabilità psichica possa lavorare sviluppando i il proprio potenziale, spesso molto alto, inizialmente senza dover fare i conti con la gestione dei rapporti interpersonali complessi presenti in un’azienda.
“Per favorire al massimo la realizzazione del potenziale individuale in Job Station è sempre presente un Tutor, che non ha funzione di controllo, ma di impulso e di mediazione con l’azienda.”
Riteniamo che Job Stations ed in generale lo strumento del centro di lavoro a distanza possa favorire l’occupazione di moltissimi individui con disabilità psichica, oggi di norma esclusi dal lavoro. Negli ultimi 10 anni, considerando le statistiche legate al nostro lavoro di mediazione lavorativa, abbiamo stimato che circa la metà delle persone con una disabilità psichica che abbiamo incontrato non riesca a tollerare le pressioni del mondo del lavoro odierno e che quindi il benessere e l’equilibrio di vita vada cercato in altri ambiti di impegno. Per l’altra metà, riteniamo che almeno il 15% – 20% possa lavorare direttamente in azienda, meglio se con il supporto di una forma di mediazione. Per il 30% – 35% è utile un’esperienza intermedia di lavoro, nel nostro caso all’interno di Job Stations; alcuni dei Job Stationer coinvolti potranno dopo qualche tempo lavorare presso la sede aziendale, come per noi è già successo con Accenture e Boston Consulting Group. Per altri si tratterà di un’esperienza di lungo termine. A tre anni dall’apertura della prima Job Station, oggi possiamo dire di aver offerto un’opportunità di lavoro a lungo termine a 67 persone con disabilità psichica, coinvolgendo 16 aziende su 5 sedi, con soli due casi di insuccesso. Cerchiamo quindi nuovi partner per avere un impatto sempre maggiore su un problema vastissimo e dagli alti costi sociali, che può essere affrontato con successo con strumenti nuovi ed una logica di alleanza tra individui, famiglie, enti ed associazioni e aziende.